Napoli, 18 settembre 2013 – Nonostante non siano più “gemelle”, il derby resta del sole. E già qui c’è tutto un concetto di odio, prettamente sportivo, e di presa di distanza dalle roccaforti del Nord: Milano e Torino, tanto per intenderci. Roma-Napoli e ritorno, coi loro stadi baciati dal Dio Apollo, così le millenarie culture, resta intriso di tutto il suo fascino. Nonostante la macchia di anni recenti, sporcati da incidenti e violenze di stampo ultrà. E dire che fino al 25 ottobre 1987 era festa dentro e fuori. Tifosi gemelli e squadre che se le davano solo sul terreno di gioco. Era il derby del Sole. Uno dei più belli. Ma quel giorno di 26 anni fa accadde che un gesto, un brutto gesto, rovinò tutto. Si gioca, anche quella volta, all’Olimpico. I giallorossi conducono per 1-0. Rete del bomber Pruzzo. Il Napoli è ridotto in 9 per una doppia espulsione di Renica e Careca. A pochi minuti dalla fine Maradona batte un calcio d’angolo, in area svetta Francini che insacca per un insperato pareggio. A fine partita Bagni festeggia nella maniera peggiore. Corre sotto la curva Sud, punta i tifosi giallorossi e a loro rivolge il suo gesto dell’ombrello. Fine del gemellaggio, fine del Derby del Sole. Colpa mia, dice ancor oggi, ramamricato, l’ex mediano azzurro degli anni d’oro. Roma-Napoli passa dall’incrocio del cuore di patron. Patron De Laurentiis, che il cuore a metà ce l’ha nella Capitale. Ma che stasera mancherà. E’ negli Stati Uniti. La vedrà da lì. Vedrà cosa accade in quella che è definita una gara scudetto. E c’è, a meno di colpi di scena di ultima ora, uno dei protagonisti di quel pomeriggio. Il protagonista per eccellenza. Diego Armando Maradona. E’ in Italia da ieri, per ritirare un premio. Ha annunciato che ci forse sarà, perché, hanno fatto sapere dal suo entourage, il cielo di Roma sia più azzurro. “I giallorossi stanno andando come un treno ma il Napoli ha più fame di vittoria, spero che domani faccia una grande partita. Non so se la vedrò allo stadio o in televisione ma sicuramente la seguirò”. A Diego piacerebbe rimirare uno dei suoi pupilli, quando il Pibe allenava la nazionale, Gonzalo Higuain. A proposito di allenare, anche stavolta Maradona non ha fatto mistero del suo vecchio sogno: “Voglio allenare il Napoli, ma quando Benitez andrà via”. Tornando al pupillo Higuain, Il Pipita ha stretto i denti, superato gli acciacchi (si spera) e in campo ci sarà dal primo minuto. Così come il suo ex collega di Madrid, quel Raul Albiol che in difesa, quando manca, si sente. Il problema è a sinistra della difesa a quattro, Zuniga se n’è rimasto in infermeria, di ruolo c’è Armero, di rientro da un volo transoceanico e dagli impegni con la sua Colombia. Ci sono da valutare le sue condizioni. Al punto che Benitez potrebbe decidere di spostare in quel ruolo Britos, con Cannavaro che tornerebbe in campo accanto ad Albiol. Ma si deciderà in giornata. La giornata più lunga, che anticipa la notte dei sogni. Nell’attesa che si compia la magia più bella, reti e spettacolari giocate a parte. Che si rinsaldi il gemellaggio. E sul derby torni a splendere il Sole.
(giuseppe porzio)
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